Undici giocatori tra campo e panchina cresciuti nel settore giovanile, un’intera squadra insomma. Quella con il Pineto è stata una partita storica per la cantera biancoceleste, nel corso dei 90 minuti sono stati sette i giocatori “fai da te” impiegati: Di Mario, Bonini, Lipani, Meazzi, Vianni, Muller Cecchini e Matteazzi. Oltre a chi è andato in campo sono stati convocati Siaulys, Banfi, Reali e Ghio.
“Tutto le persone che lavorano nel settore giovanile considerano un motivo di orgoglio e soddisfazione il fatto di vedere i propri ragazzi raggiungere la prima squadra” – spiega Manuel Montali, responsabile del settore giovanile. “Il nostro percorso è finalizzato a formare dei professionisti che possano essere utili alla prima squadra o a creare valore per il club. In questi anni sono tanti gli esempi di calciatori che hanno raggiunto palcoscenici importanti, l’ultimo in ordine temporale è Maat Caprini, un ragazzo cresciuto da noi, ora alla Fiorentina, che è stato convocato in nazionale under 18.
Il merito va ascritto alla proprietà che, nonostante la retrocessione in Serie C, ha deciso di non smantellare il settore giovanile ma di confermare un investimento importante su un asset che viene considerato strategico. La nostra forza è stata quella di saper tener duro anche nei momenti in cui non era facile dirottare risorse sulla ‘cantera’.
Ci fa piacere avere un’etichetta e una credibilità importante tra gli addetti ai lavori che gravitano nel mondo del calcio. L’Entella può considerarsi un polo di eccellenza da questo punto di vista.
Uno degli elementi chiave è la stabilità: abbiamo un gruppo di tecnici che è rimasto sempre molto stabile negli anni, trovo sia un fattore molto importante. Altro aspetto fondamentale è la pazienza, ovvero dare ai ragazzi la possibilità di sbagliare. Cerchiamo di creare un’atmosfera di lavoro serena che possa tirar fuori il meglio dai nostri calciatori. Questa visione è condivisa da tutta la struttura, dalla proprietà allo staff, dai dirigenti agli allenatori.
L’Entella è una società ambiziosa, il livello dei giocatori è sempre molto alto, se i giovani arrivano in prima squadra significa che se lo meritano e che il lavoro fatto per portarli fin lì è stato davvero importante”.